Come tutto è cominciato.

Il 1° gennaio 2010, un gruppo di amici di cui Leonardo Rocha dos Santos – fondatore e direttore di WN – faceva parte, atterrò in Nigeria dal Brasile. Vi si erano recati per un viaggio di un mese, con l’obiettivo di osservare da vicino la piaga sociale dei bambini stigmatizzati come stregoni, ampiamente diffusa nella regione meridionale della Nigeria e in altri Stati dell’Africa sudoccidentale, e con la speranza di poter fare qualcosa per aiutare questi bambini e le loro famiglie.

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Al principio

La missione era stata concepita come un progetto formativo. Leo e i suoi amici facevano infatti parte di un gruppo cristiano radicato in Brasile, chiamato Caminho da Graça (Via della Grazia). In occasione di una delle riunioni di questo gruppo, i partecipanti vennero invitati ad assistere a un documentario sui cosiddetti bambini stregone.

 
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Un fenomeno da capire e studiare.

Colpiti dal fatto che l’accusa di stregoneria di solito ha origine nel luogo in cui i bambini dovrebbero essere amati e protetti – le chiese – Leo e i suoi amici decisero di capire di più le ragioni del fenomeno. Raccolte sufficienti informazioni sul substrato culturale e sul contesto sociale nella cui cornice avvengono le accuse di stregoneria, si sentirono pronti ad andare sul luogo, per avviare un progetto di istruzione e acculturamento della popolazione.

 
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Perché questa missione?

Il messaggio che Leo e le altre persone coinvolte volevano diffondere – ancora attuale e ancora alla base della missione di Way to the Nations – è tanto semplice quanto difficile da accettare da parte di persone la cui condizione di povertà estrema è terreno fertile per la paura e la disperazione: stati mentali che conducono alla superstizione.

Ciò che Way To The Nations tenta di dimostrare è che, indipendentemente da ciò in cui si crede, dal modo in cui si chiama Dio e da come lo si preghi, che ci si dichiari credenti o atei, c’è un unico principio che governa le nostre vite: quella regola è l’amore. Dove c’è amore, ci sono empatia, comprensione e aiuto reciproco. L’amore vince la diffidenza, rende le differenze accettabili e le battaglie quotidiane tollerabili. Solo attraverso l’amore, la superstizione può essere superata.

E invero, la superstizione altro non è se non terrore dell’ignoto. Una spiegazione irrazionale, a volte cattiva, certamente sempre facile per le difficoltà della vita. Noi di Way To The Nations insegniamo ai bambini emarginati ad amarsi e ad amare le loro famiglie. La loro trasformazione dopo essere stati accolti da noi, il modo in cui sbocciano dopo essere stati soccorsi, sono la miglior ricetta per fare aprire gli occhi alle loro famiglie e alle persone intorno a loro: un antidoto efficace contro la paura.

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DA UN PROGETTO EDUCATIVO A UN ORFANOTROFIO. 

Leo partì per il suo primo viaggio in Nigeria nel gennaio del 2010, convinto che ciò che aveva appreso dai media fosse esagerato. Quando arrivò li, dovette tristemente prendere atto che la situazione nei villaggi era molto peggiore di quanto si aspettasse.

Prima di giudicare il costume locale di accusare i bambini di stregoneria, occorre ricordare che nella cultura africana vi è una forte connessione tra il mondo spirituale e la dimensione materiale dell’esistenza. In un certo senso, non esiste separazione tra i due mondi, così che è del tutto normale concepire gli spiriti come una presenza tanto normale quanto essenziale nella vita di tutti i giorni. Se, per certi aspetti, questa concezione della vita è arricchente, per altro aspetto, in determinate circostanze quali l’estrema povertà e la carenza di istruzione, il concetto dell’interrelazione tra le due dimensioni può indurre a delle aberrazioni. Può ad esempio accadere che le persone pensino, e ne siano genuinamente convinte, che un bambino innocente sia una strega che usa i propri poteri per indurre in rovina la famiglia e/o il villaggio e che, pertanto, meriti di morire. Se si aggiunge che, molto frequentemente, questa credenza è incoraggiata dai “guaritori” locali, che vendono costosi rituali per liberarsi dello spirito maligno che ha preso possesso del bambino e che, altrettanto frequentemente, le famiglie non sono in grado di pagare, si può facilmente comprendere perché vi siano così tanti innocenti cacciati da casa e dai villaggi, torturati e costretti a nascondersi nella boscaglia per paura di essere uccisi.

Tornando a come tutto ebbe inizio, a Leo piace ricordare la storia di Ezekias, il primo bambino che ha soccorso e salvato. 

Ezekias aveva circa 8 anni ed era stato brutalmente percosso in quanto accusato di essere uno stregone. Aveva il gomito fratturato ed era terrorizzato. Leo lo portò dal dottore del villaggio ma questi era una signora di buona volontà, esperta in erboristeria e nulla più. Lo portò pertanto in ospedale, pagò per la sua cura e gli procurò un posto in un orfanotrofio. Dopo questo episodio, Leo decise di tornare in Africa, appena tre mesi dopo il primo viaggio. Andò avanti con il progetto educativo, entrando così in contatto e cominciando a cooperare con gente del luogo. Non passò molto tempo che gli venne chiesto di andare a salvare bambini in pericolo. 

Nella seconda metà del 2010, Leo aveva già affittato il primo appartamentino per dare una casa ad alcuni bambini e aveva assunto delle persone che si occupassero di loro. Leo aveva dovuto affittare un appartamento e assumere personale perché poco dopo avere collocato i primi bambini salvati in orfanotrofi già presenti in loco, si era reso conto che parte del personale che lavorava in quelle strutture, credeva nella stregoneria, con la conseguenza che i bambini non potevano ritenersi al sicuro.

Ecco come Leo fondò quella che, probabilmente, è stata la prima struttura interamente dedicata a salvare bambini accusati di stregoneria nel Sud della Nigeria.